Lo Sport ai tempi del Fascismo

Il fascismo fu un movimento formato da uomini, dove veniva esaltata la violenza, la coltivazione della guerra e si imponeva il dominio attraverso il carisma. Ma in tutto ciò anche il gentil sesso fece la sua parte, furono due donne in particolare ad

LO SPORT AI TEMPI DEL FASCISMO.

Lo sport rappresenta da sempre una parte importante per una crescita sana di ognuno di noi. Grazie allo sport si ha modo di relazionarsi con altre persone condividendo lo stesso obbiettivo, imparando a rispettare regole, a gioire dei successi e tal volta ad accettare anche le sconfitte.

Praticare uno sport significa anche sottoporsi a un constante allenamento che sviluppa il senso del sacrificio, fortificando il carattere e lo spirito di ognuno di noi.

Questo concetto di sacrificio sportivo era molto sentito durante il regime Fascista, dove l’educazione e la pratica sportiva ebbero un ruolo fondamentale.

Il governo mussoliniano fece diventare lo sport una rappresentazione della potenza e dell’identità nazionale.

LE DONNE DELLO SPORT NEL FASCISMO.

Il fascismo fu un movimento formato da uomini, dove veniva esaltata la violenza, la coltivazione della guerra e si imponeva il dominio attraverso il carisma.

Ma in tutto ciò anche il gentil sesso fece la sua parte, furono due donne in particolare ad essere ricordate in questo periodo, dove si sentirono il potere di salire i gradi della scala sociale e lo fecero proprio attraverso lo sport.

Una di queste due donne fu Ida Nomi Venerosi Pesciolini, professoressa di educazione fisica che diete vita al basket femminile.

Nacque a Siena nel 1873 figlia del famoso maestro dello sport Leopoldo Nomi Pesciolini che diete l’approvazione della legge che obbligava l’insegnamento dell’educazione fisica nelle scuole.

Durante l’era fascista la professoressa Pesciolini diete vita a un club femminile chiamato polisportiva mens sana, esiste tutt’oggi con sede a Siena. Creo la prima squadra costituita da sole donne e con essi nacque la divisa con la gonna.

Questo slancio di auto emancipazione attraverso lo sport fu preso in modo molto positivo da parte degli uomini e del regime fascista che lo approvarono poiché lo ritenevano uno strumento a sostegno della fertilità per la donna.

L’altra figura femminile che viene tutt’ora ricordata come l’unica ebrea ammirata dal Mussolini era Gretel Bergmann una atleta tedesca specializzata nel salto in alto e nel lancio del peso. Grazie a delle forti pressioni internazionali fu una delle poche atlete di origine ebrea e in più donna ad essere presa in considerazione nella partecipazione dell’olimpiadi che furono organizzati nella Germani nazista.

Sin da giovanissima Bergmann fu portata per diverse discipline sportive, dalla corsa, al nuoto, il tennis e lo sci per poi iniziare a gareggiare dove ottenne risultati incoraggianti. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale dichiaro chiusa la sua carriera sportiva trasferendosi in America.

Ad oggi fortunatamente lo sport per la donna non è più un’opportunità di emancipazione, ma è uno de tanti modi per prendersi cura di sé stessi.

Non importa quale sia lo sport o la quantità della performance, alcuni studi scientifici hanno dimostrato che praticare esercizio fisico può essere un modo per combattere l’ansia e la depressione costa poco o nulla, non ha effetti collaterali, non si contrappone a cure farmacologiche o psicologiche, ed è altamente benefico per la vita di un individuo sano.

Inoltre, lo sport può diventare un’ottima terapia di coppia, potremmo dire che l’attività fisica fa bene all’amore. Sesso e sport è un binomio perfetto, avere un corpo curato e allenato è decisamente un vantaggio in più magari durante un incontro occasionale.

Data di pubblicazione: 23 April 2020

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